Sono arrivata ad agosto qui a Sydney, sapevo poco o niente di questo continente se non tramite i racconti delle mie amiche australiane conosciute in giro per il mondo. Nessuno aveva mai fatto parola del problema grosso degli incendi.
Eh sì, perché non è mica la prima volta che questa enorme tragedia li colpisce. Forse quest’anno è peggiore, o forse ha avuto maggiore risalto internazionale. Fatto sta che migliaia di ettari di vegetazione e centinaia di animali sono bruciati in questi mesi senza che nessuno potesse farci niente. Pensate che i koala sono stati dichiarati potenzialmente estinti…
Qui a Sydney (centro città) non ci sono pericoli imminenti, ma spesso l’aria è irrespirabile e “piovono” pezzetti di cenere portati fin qui dai forti venti tipici della zona. L’Australia è infatti fortemente ventilata.
I motivi di questi incendi sono molteplici e ancora non del tutto chiari. Si parla di dolo, di troppo vento, di mancanza di mezzi per domarli. Di antiche usanze aborigene ora vietate che in realtà avrebbero rallentato gli incendi, di incompetenza delle autorità, di cambi climatici.
Tutto questo parlare però non cambia la drammatica situazione. Pare che non piova da troppo tempo e non siano state fatte le linee tagliafuoco. Che il vento sia più forte del solito, che la stagione degli incendi, attesa per l’estate (dicembre- marzo) sia invece iniziata molto prima, già da settembre.
La parte grave della situazione, oltre morti e dispersi, è che questa catastrofe abbia colpito molti stati (il Queensland ad esempio) che non aveva mai dovuto affrontare questo problema.
Il bilancio attuale è gravissimo. Solo nello stato del New South Wales (dove si trova Sydney), sono bruciati oltre 40mila chilometri quadrati di boschi. Attualmente sono in corso circa novanta incendi, che si sommano a quelli degli stati vicini.
A combattere contro il fuoco ci sono decine di migliaia di pompieri, per la maggior parte volontari, altro argomento che ha creato forte polemica nel paese. Non riuscendo comunque a gestire l’enormità della situazione, l’Australia ha comunque dovuto chiedere aiuto a Canada e Stati Uniti perché inviassero i Canadair.
In totale parliamo di circa diciotto morti e tantissimi dispersi, senza contare il numero di animali periti.
Una grossa parte della polemica sulla situazione attuale viene da parte della popolazione contro il governo che pare non accettare la ormai evidente crisi mondiale legata ai cambiamenti climatici.
Uno dei fattori di questo comportamento è legato sicuramente al fatto che gran parte della economia locale e la politica energetica del paese punta ancora sul carbone. Pensate che il Climate Change Performance Index (CCPI) 2020 ha recentemente assegnato all’Australia il rating più basso in assoluto nella valutazione della politica climatica di decine di paesi.
Il Paese continua infatti a ricevere valutazioni molto basse per quanto riguarda l’uso dell’energia, risultando il fanalino di coda sia nella categoria delle emissioni di gas serra che in quella delle energie rinnovabili (fonte: qualeenergia.it)
Ma noi, cosa possiamo fare?
Hanno attivato tantissimi fundraising per aiutare gli sfollati, dare supporto ai vigili del fuoco e anche per la cura degli animali colpiti dagli incendi. Sono tutti nei siti ufficiali del governo e se volete potete dare una mano. Io nel mio piccolo mi muovo in loco, con raccolte fondi. Comprando tutto quello che è necessario per alleviare il dolore di chi ha perso tutto e sta combattendo questa tragedia.
Non chiudiamo gli occhi su queste grida di dolore che la terra ci sta inviando. Possiamo fare tanto per lasciare un pianeta migliore ai nostri figli. Pensiamoci.
Vi lascio con un detto aborigeno:
“La terra non appartiene all’uomo, ma è l’uomo che appartiene alla terra”
Nadja, Australia
The Sydney Opera House was illuminated for several hours © Saeed Khan/AFP via Getty Images
Cara Nadia che dire una vera catastrofe, il pianeta grida “stop” e nessuno si vuole fermare o fare un passo indietro, è veramente preoccupante… soprattutto per le generazioni che verranno!!!